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Non sono noti documenti certi che attestano l'avvio dei lavori di costruzione della cattedrale di Bitonto. Attendibile, ma non più verificabile è la notizia riportata dal Valente del ritrovamento nel 1875 di una lastra sepolcrale con il nome di Arnulphus; lo stesso nome figura nel Chronicon medievale di frate Angelo da Bitonto, ove si afferma che il vescovo Arnolfo avrebbe ottenuto il denaro occorrente per la realizzazione della fabbrica cattedrale, la cui prima pietra sarebbe stata posta nel 1085. Anche l'Ughelli cita l'Arcidiacono barese Giovanni, che ricorda la presenza del "primo vescovo" della diocesi bitontina tra la folla dei fedeli accorsa per la cerimonia di traslazione delle ossa di san Nicola, nel 1089.
Se le fonti sono incerte, per quanto convergenti, l'impianto strutturale della cattedrale di Santa Maria Assunta e San Valentino rappresenta senza dubbio l'emblema del modello icnografico normanno, impostato in modo quasi perfetto sul modello del san Nicola di Bari, costituendone di fatto una vera e propria copia in scala appena ridotta.
La facciata principale, installata ad ovest rispetto all'area presbiterale, è determinata dalla compartimentazione in tre salienti, che suggeriscono la pianta interna a triplice nave. Il primo registro accoglie il portale maggiore, che è affiancato dai due laterali. Quello mediano è enfatizzato mediante una soluzione a protiro, il cui duplice arco a tutto sesto che incornicia la lunetta è a sua volta incorniciato da un archivolto, sempre a pieno centro, che s'imposta su due grifi arcofori: queste sculture a tutto tondo raccordano l'archivolto del portale alle esili colonne (i cui fusti sono stati ricostruiti in epoca moderna), che gravano su due leoni stilofori. La lunetta accoglie un altorilievo, di gusto tipicamente aquitanico, che riproduce il tema dell'Anastasis. Il primo registro è delimitato da archi ciechi che s'instaurano su mensole addossate ai piloni separasalienti: qui sono evidenti le imposte di altri archi, mai costruiti, che avrebbero dovuto comporre il nartece a tre fornici. Il secondo registro è adibito a clair-étage: esso è costituito da una coppia di bifore nel saliente centrale (una decorata da 'bugne a cuscinetto', motivo crociato) e da una sola bifora per navatella, che garantisce l'illuminazione interna. La facciata è coronata nel timpano del saliente mediano dal rosone a sedici raggi generati da un clipeo centrale, profilato da una cornice strombata con motivi vegetali (palmette sasanidi). Il rosone è delimitato da un archivolto molto aggettante, impostato su due leoni, a loro volta, sorretti da colonnine pensili su mensolette.
La pianta, sovente male interpretata come croce latina, è determinata da una struttura a croce 'tau': tale morfogenesi icnografica è dovuta alla giustapposizione perpendicolare del transetto dagli aggetti evidenziati con l'aula liturgica tripartita. Mancano gli aggetti emiciclici delle absidi, le cui conche, in ossequio alla locale tradizione nicolaiana, sono celate dal rettilineo muraglione absidale, che le rende intradossate.
L'interno è suddiviso in tre navate mediante l'adozione del sistema di sostegni alternato 'colonna-colonna-pilastro': una soluzione propriamente normanna ancora una volta ripresa dal modello barese. Le parete che delimita la nave mediana dalle navatelle accoglie nell'ordine superiore, quello cioè che s'imposta sugli archi, sei trifori che delimitano l'area dei matronei.
Tra gli arredi liturgici di maggior pregio spicca il noto ambone, realizzato da Nicolaus sacerdos et magister (così si firma l'artefice) nel 1229, smontato nel Seicento e trasferito dalla sua collocazione originaria, tra le ultime due colonne a sinistra della navata centrale, nella posizione in cui si trova adesso, addossato all'ultimo pilastro destro prima del transetto. L'opera è realizzata in un complesso intreccio composito di marmi scolpiti a tutto tondo e lastre realizzate a incrostazione di mastice, secondo una tecnica già adottata e sperimentata, ancora una volta, nella basilica di San Nicola di Bari. Nella lastra triangolare impiegata come parapetto per la scala di accesso all'ambone una lunga e tenace tradizione critica, non suffragata da alcuna certezza, riconosce, nei quattro personaggi rigidamente impostati, la famiglia dell'imperatore Federico II.
Data ultimo aggiornamento: 29/03/2020