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Ambiente ipogeo, individuato al di sotto della chiesa del Carmine a Grottaglie, in corrispondenza del navata sinistra prospiciente l’ingresso della sacrestia. La cripta, di cui si era completamente persa la memoria, è stata rinvenuta, completamente obliterata da materiali di risulta, nel corso di lavori di restauro nel 1998.L’ambiente è quasi certamente da identificarsi con la grotta citata dalle fonti in relazione alla fondazione, avvenuta nei primi anni del XVI secolo, della Chiesa del Carmine e dell’annesso convento. Dagli atti redatti dal notaio Andrea Galeone risulta infatti che tra i beni donati ai Carmelitani dal nobile sacerdote grottagliese D. Romano de Romano, per la fondazione della loro chiesa, oltre ad una sua villa con attiguo suolo, si annoverava una piccola cappella sita in una grotta. La stessa grotta viene citata sul finire del Seicento dall'abate Giovanni Battista Pacichelli, che nella sua visita di un giorno a Grottaglie, effettuata nel suo terzo viaggio in Puglia (1686), descrive la chiesa del Carmine che “sotto, in luogo humido, serba l'Altare della B. V.” La cripta è citata anche in una relazione anonima del 1684, conservata nell'Archivio Generale dell'Ordine Carmelitano (che costituisce una fonte fondamentale per la storia dell’Ordine a Grottaglie); la relazione specifica che la cripta donata da Romano conservava una immagine della Beata Vergine del Monte Carmelo, oggetto di un culto popolare particolarmente sentito. Tale immagine dovrebbe corrispondere al dipinto della Vergine del Monte Carmelo (noto non a caso anche con il nome di Madonna della Grotta), databile al XIV secolo e collocata nel XVIII secolo nella seconda cappella a sinistra della chiesa, dove è tuttora visibile; la storia della traslazione dell’immagine è riportata nello Status Conventus, redatto nel 1703 da don Paolo D’Alessandro (1659-1744).Se, come è quasi certo, l’identificazione tra la grotta citata dalle fonti e la cripta individuata al di sotto della chiesa è corretta, se ne deve dedurre che l’ambiente ipogeo deve essere stato realizzato necessariamente prima degli inizi del XVI secolo e probabilmente non oltre il XIV (se in effetti l’immagine della vergine era in origine custodita in essa); in origine doveva essere un luogo di culto rupestre, successivamente riadattato come cripta della chiesa cinquecentesca. Parte dell’apparato decorativo dell’ipogeo è databile al XVII secolo, per cui è verosimile che in questo secolo ed in quello successivo (quando, secondo le fonti, sarebbe stato traslato il dipinto) l’ambiente fosse ancora agibile. I materiali più recenti rinvenuti nello strato di riempimento che obliterava la cripta sono databili al XIX secolo, periodo al quale si data quindi il definitivo abbandono dell’ambiente ipogeo.All’ipogeo si accede tramite una scalinata, che introduce nell’ambiente in cui si trova l’altare. Il luogo di culto, orientato in senso NE/SW è costituito da due vani principali, affiancati latitudinalmente e separati da un muro di contenimento, realizzato in muratura e funzionale a sostenere le strutture soprastanti. L’ambiente in asse con l’ingresso, a pianta trapezoidale, presenta sul fondo un altare sormontato da piccole colonne tortili ricavate nel banco, al di sopra del quale si apre una nicchia in cui era forse conservata l’effige della Beata Vergine oggi nella chiesa superiore. L’ambiente contiguo a sud, a pianta rettangolare, è suddiviso nel senso della larghezza da una fila di due colonne a sezione ottagonale ricavate nel banco roccioso; lungo il suo lato destro (rispetto a chi accede) si trova una scalinata, realizzata in un secondo momento per consentire l’accesso alla grotta anche dall’esterno. Intorno al nucleo principale (rispettivamente sul lato sinistro dell’ambiente principale, alle spalle dell’altare e sul lato nord del vano rettangolare) si dispongono degli ossari a pianta rettangolare. La cripta era decorata con affreschi. Sulla parete di fondo dell’ambiente principale, ai lati dell’altare, sono visibili due gli affreschi raffiguranti Santa Caterina Martire e Santa Apollonia Martire, databili alla fine del XVII secolo; allo stesso periodo si data la decorazione geometrica e policroma del soffitto piano.
Data ultimo aggiornamento: 03/08/2020