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Esempio di chiesa confraternale, proprietà dell'Arciconfraternita laicale di Santa Maria del Suffragio. Per la sua didascalica iconografia post-tridentina e il linguaggio stilistico proto-barocco, pur essendo datata alla fine del XVII secolo, la chiesa del Purgatorio di Bitonto riconduce al nutrito gruppo di fabbriche purganti che si attestano nell'area del nordovest barese, tra cui Palo del Colle, Modugno e Bitritto. Fu realizzata a partire dal 1670 e consacrata nel 1688 dal vescovo di Bitonto Filippo Massarenghi. Il prospetto, ripartito in due ordini, è decorato con motivi scheletrici tipicamente utilizzati in epoca post-tridentina come memento mori: teschi incoronati (prete, vescovo, papa, principe, re individuabili dalle differenti morfologie delle corone), scheletri umani, angeli 'psicopompi' e anime purganti arse nelle fiamme del Purgatorio. Il primo registro è caratterizzato da un parato lapideo perfettamente levigato, in contrasto chiaroscurale con il secondo, determinato da aggettanti bugne rustiche. Il primo ordine è racchiuso da uno schema templare: agli angoli coppie di svelte lesene tuscaniche su unico alto plinto sostengono una trabeazione marcapiano, vivacizzata da triglifi alternati a metope con motivi funebri, quali manipoli di tibie e teschi. Al centro del primo registro si apre l'unica porta d'accesso, enfatizzata da un portale che riproduce in scala lo schema templare dell'ordine inferiore. La trabeazione presenta i consueti triglifi alternati a metope funeree recanti teschi coronati: principi, papi, semplici presbtieri, vescovi e re a significare che tutte le categorie sociali non sono esenti dalla falce mietitrice della morte. Il portale è coronato da un timpano mistilineo: un fastigio spezzato nel cui vuoto si colloca il gruppo scultoreo purgante del 'Refrigerium'. In alto due angeli psicopompi stanno per portare in Paradiso le anime che hanno scontato la pena. Ai lati del portale insistono due scheletri simbolici che sostengono allegorie mortuarie, quali la clessidra e la falce. Il secondo registro accoglie l'unica finestra della facciata che illumina l'interno. L'attico è determinato da una soluzione 'a timpano' affiancato da due obelischetti acroteriali. L'interno è definito da un'unica aula sulla quale si affacciano gli altari laterali: quello di san Carlo Borromeo accoglie il reliquiario di diversi santi martiri e pontefici della Chiesa; quello della Madonna della Purtità, con l'omonima tela inquadrata in un dossale barocco del maromoraro napoletano Vincenzo Pannone; quello dedicato a sant'Anna, con il gruppo scultoreo della santa con Maria Bambina entro un dossale neoclassico elaborato da Luigi Castellucci; quello del Sacro Cuore (precedentemente dedicato all'Immacolata), con un'interessante tela dal soggetto cristologico dipinta da Gaetano Spinelli. Il presbiterio fu aggiunto nel XIX secolo, caratterizzandosi con la tipica volta 'a mezzo padiglione' di gusto neoclassico. L'altare maggiore, più volte rifatto e traslato, ospita il simulacro processionale settecentesco dell'Addolorata. Dalla parete di fondo del presbiterio si aprono due porte che conducono nella sacrestia.
Data ultimo aggiornamento: 24/09/2018