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L'area di Piano San Giovanni, dominata dal monumentale battistero paleocristiano, è ubicata nel comparto sudorientale della città di Canosa, in prossimità del principale asse viario dell'Apulia romano-imperiale e tardoantica, la via Traiana, rivolta verso i vivaci agglomerati rurali del territorio. La straordinaria conservazione degli elevati dell'edificio battesimale, favorita dalla sua trasformazione in frantoio nel XIX secolo, ha attirato sin dagli inizi del Novecento l'attenzione di studiosi di architettura e di storia dell'arte che hanno prodotto i primi rilievi e le prime descrizioni della fabbrica. Negli anni Sessanta si risvegliò anche un interesse di carattere più spiccatamente archeologico per il monumento; una campagna di scavi riguardò infatti nel 1967 l'interno del battistero, consentendo di acquisire elementi importanti circa la planimetria dell'edificio, le sue principali caratteristiche architettoniche e decorative, oltre che sulla committenza dell'impianto edilizio, riconducibile al vescovo Sabino di Canosa, vissuto nella prima metà del VI sec. d.C.
I resti archeologici vennero dunque a confermare la notizia contenuta in un'operetta agiografica altomedievale, la Historia vitae inventionis translationis S. Sabini episcopi, in cui il prelato canosino viene ricordato come fondatore appunto di S. Giovanni Battista, evidentemente un battistero. Tra il 1971 e il 1973, nell'ambito di una campagna di restauri condotta dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Puglia, furono rimosse le strutture aggiunte dalla sistemazione ottocentesca all'interno del nartece e in quella occasione furono anche effettuati alcuni sondaggi all'esterno che portarono al rinvenimento di una vasta porzione musiva nell'area adiacente all'abside nord del nartece stesso. Questi ritrovamenti suggerirono l'opportunità di programmare nuove indagini mirate a verificare l'organizzazione dello spazio antistante al battistero, indagini avviate un decennio dopo, in questo caso dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, nell'ambito delle quali vennero alla luce una serie di murature parallele tra loro, di orientamento E-O, concluse sul fronte orientale da una lunga struttura, parallela alla facciata del nartece, in cui si situava una conca absidale, in posizione assiale con l'accesso al nartece stesso; tali elementi furono variamente attribuiti ad una basilica costruita contestualmente al battistero, sottoposta a rifacimenti nel corso dell'Altomedioevo ovvero ad un atrio antistante l'edificio battesimale rimaneggiato in età altomedievale per l'impianto di una chiesa. Sul finire degli anni Ottanta l'area tornò ad essere esplorata attraverso piccoli saggi che misero in evidenza alcune strutture funerarie, una delle quali restituì un elemento di corredo assegnato all'VII secolo. Nuovi sondaggi impostati all'interno del battistero nel 1997, sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Puglia, hanno poi portato al ritrovamento di due impianti per la fusione di campane, uno dei quali ascrivibile ad età medievale, che sembrerebbero suggerire una sopravvivenza nell'area di un polo cultuale fino almeno al Medioevo. Successivamente, nel 2001, l'Università degli Studi di Bari è tornata ad interessarsi alle stratigrafie del monumento effettuando due piccoli saggi all'interno della fabbrica che hanno dimostrato come il battistero sia stato edificato sulle vestigia di una domus romana. A partire dal 2002 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, in collaborazione con l'Università di Foggia, ha promosso nuove campagne di ricerche archeologiche nell'area di Piano san Giovanni, di tipo estensivo, mirata ad esplorare in maniera organica la zona antistante al battistero, al fine di acquisire dati stratigrafici utili ad una ricostruzione più precisa e articolata delle fasi di vita del complesso monumentale.
L'edificio è in muratura, costruito con grossi blocchi di calcarenite in opera quadrata, a pianta dodecagonale, sviluppato su un solo livello e costituito da due fondamentali corpi di fabbrica: il battistero vero e proprio e il nartece a forcipe. L'ingresso è posizionato ad est ed è favorito da un portale ad arco a tutto sesto, rialzato rispetto ai livelli dell'interno, e introduce al nartece; in asse con esso vi è il portale vero e proprio del battistero del tutto simile al precedente. L'interno è sviluppato a pianta centrale, a croce greca i cui bracci sono collegati tra loro tramite corridoi trapezoidali con all'interno due colonnati concentrici, tutti rivolti al centro della pianta grazie ad ampie arcate a tutto sesto, sorrette da possenti pilastri quadrati. Al centro dell'edificio vi è la vasca battesimale di forma eptagonale, coperta in origine da una cupola su tamburo. Originariamente l'interno della struttura era rivestita di mosaici pavimentali, di cui tuttora si conservano alcuni lacerti decorati da stelle a quattro punte, i cui bracci sono resi da losanghe, alternati a rettangoli.
La costruzione dell'edificio è databile alla prima metà del VI secolo ed è opera del Vescovo Sabino, importante personalità della Puglia Paleocristiana e promotore di diverse opere architettoniche della città di Canosa. L'edificio fu costruito in questo luogo in quanto vicino alla primigenia cattedrale della città, chiesa di Santa Maria, risalente al IV secolo d.C.
Anche dopo la dismissione della Cattedrale, l'edificio continuò ad assolvere la sua funzione dopo la costruzione in età longobarda di un'altra chiesetta nelle adiacenze dedicata a San Salvatore. In età Basso medievale venne usata come chiesa vera e propria e vi è attestata l'attività fusoria per la realizzazione di campane.
Verso la fine dell'Ottocento la struttura subì profonde modifiche per essere adattata ad impianto molitorio.
Data ultimo aggiornamento: 24/09/2018