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Il museo civico Pietro Cavoti è stato ufficialmente istituito nel 1936 presso alcuni locali di Palazzo Orsini, nel centro antico della Città di Galatina.
Durante gli anni Trenta, grazie all’entusiasmo e all’opera di Francesco Bardoscia, giovane esponente politico dell’epoca, nacque la prima «raccolta d’arte e storia galatinese», una sorta di racconto della città, attraverso la bellezza del suo territorio e la ricchezza della sua storia e dei suoi illustri cittadini. La collezione, costituita da numerose memorie storiche, opere d’arte e antichi reperti, fu poi impreziosita e valorizzata dall’acquisizione del Fondo Cavoti, che rimane ancora oggi la collezione più ricca e cospicua dell’intero patrimonio museale e dalle numerose opere che lo scultore Gaetano Martinez (1892 – 1951) volle donare alla propria città.
Dal 2000, il museo ha sede presso il Palazzo della Cultura “Zeffirino Rizzelli”, ex convento dei Padri Domenicani.
Il complesso religioso è un monumento di grande interesse storico-artistico, importante testimone di storia locale. Si presenta con un prospetto semplice e lineare a due ordini, caratterizzato da volte a spigoli e a padiglione e dall’irregolare porticato del chiostro. Prospiciente la piazza principale, con l’annessa Chiesa di S. Maria delle Grazie, fu edificato nel 17° sec. in posizione di assoluto prestigio, considerando il tessuto urbano esistente all’epoca.
Da sempre importante centro di istruzione e formazione culturale, prima con i Frati Predicatori che promossero l’insegnamento rivolto ai laici, mettendo anche a disposizione della città la loro biblioteca e dopo, a seguito delle leggi eversive napoleoniche, con l’affidamento della direzione ai Padri delle Scuole Pie, che qui fondarono il rinomato e prestigioso Convitto Colonna.
Fu sede del Ginnasio-Liceo “Pietro Colonna” e nel tempo di altri istituti scolastici.
Dal 2011 “Palazzo della Cultura”, ospita oggi il Polo bibliomuseale della Città.
L’intero patrimonio museale è composto per la maggior parte da donazioni di privati fatta eccezione per l’opera di Gioacchino Toma (1836 – 1891) dal titolo “L’elemosina” del 1867, acquisita nel 2006.
Le due sezioni più ricche restano quelle dello scultore galatinese Gaetano Martinez e dell’eccentrico e poliedrico intellettuale artista Pietro Cavoti (1819 -1890).
In particolare il Fondo Cavoti, donato nel 1931 dal nipote dello stesso studioso, l’avv. Torricelli d’Avetrana, alla città di Galatina, si compone dei numerosi lavori realizzati nel corso della sua vita: le miniature, i dipinti acquerellati, le caricature, gli studi giovanili eseguiti prima del 1860 e quelli successivi eseguiti a Napoli, a Roma, a Pisa, a Siena e a Firenze. Ci sono inoltre le raccolte di stampe collezionate nei suoi continui viaggi per l’Italia, i numerosi e preziosi taccuini di viaggio, le raccolte di incisioni e quelle di fotografie: tra queste molto interessanti sono quelle del fotografo Barbieri. Nominato Ispettore dei Monumenti di Terra d’Otranto, Pietro Cavoti si prodigò per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale, e per la crescita economico-sociale del Salento, a riguardo di grande importanza sono i diversi studi da lui condotti per la conoscenza e la tutela del patrimonio archeologico. Di pregevole interesse è inoltre il ricchissimo epistolario e la fitta corrispondenza che il Cavoti ebbe ad intrattenere con i moltissimi personaggi dello scenario locale e nazionale del mondo dell’arte, della cultura e della politica del suo tempo.
Dello scultore Gaetano Martinez nel museo sono esposte più di trenta opere. Artista autodidatta e scultore di grande talento che ha vissuto ed operato tra Galatina e Roma nella prima metà del Novecento. Apprezzato dalla critica dell’epoca, ricevette diversi premi ed onorificenze; nel 1942 ottenne una personale alla Biennale di Venezia.
Del 1922, anno del suo trasferimento definitivo a Roma, è il Caino, una delle opere più suggestive presenti nel museo che colpì anche la critica e che lo stesso Martinez definì “troppo realistica e poco elaborata, un po’ rodiniana, ma nuova nel concetto e di grande efficacia”. Un artista che trovò ispirazione nel grande Maestro Michelangelo, ma al tempo stesso nelle sue opere si respirava la freschezza dell’arte contemporanea del Mestrovic e del Wildt.
Sono presenti anche due opere monumentali, il Pilota e il Mastro d’Ascia, le cui versioni bronzee si trovano sul Palazzo delle Finanze di Bari.
La collezione del museo vanta anche una considerevole raccolta di memorie storiche della Città, come ad esempio una lastra con iscrizione messapica; pergamene e documenti antichi che vanno dal 14° al 19° sec. , tra cui la più antica risale al 1375, di Niccolò Orsini, conte di Nola e di Soleto; dettagli e decorazioni architettoniche di palazzi civili e di edifici religiosi, oggi non più esistenti ed ancora una galleria di personaggi illustri.
Di grande attrazione è la sezione dedicata al fenomeno del Tarantismo, antico e complesso fenomeno di carattere storico-religioso, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Nella galleria ad esso dedicata sono esposte le opere del Maestro Luigi Caiuli, autore contemporaneo che tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, realizza una sorta di memoria artistica della terapia coreutico-musicale, dalla cura domiciliare alla purificazione attraverso l’acqua di san Paolo. All’interno della galleria, i suggestivi colori delle tele si intrecciano con il bianco e nero degli scatti fotografici effettuati nel giugno del 1959 da Franco Pinna (1925 – 1978): immagini che descrivono e raccontano la “condizione” delle tarantate, durante la spedizione nel Salento, guidata dall’antropologo Ernesto De Martino, pubblicate nel volume “La terra del rimorso”.
Data ultimo aggiornamento: 01/07/2020