Il mondo rupestre
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Sin dal Medioevo, antiche cavità naturali hanno accolto riti religiosi e comunità eremitiche in tutta la Puglia. Questo percorso racconta come la religione cristiana si sia diffusa fuori dalle città, tramandandoci i tesori del Mondo rupestre. Partendo dagli Eremi di Pulsano a Monte Sant’Angelo, visitiamo una serie di grotte che facevano capo all’abbazia di Santa Maria. L’eccezionale numero di pitture murali, come quelle della chiesa rupestre di San Vito Vecchio a Gravina di Puglia, testimoniano l’antica presenza di queste comunità. Nei pressi di Mottola, ammiriamo la Chiesa rupestre di Santa Margherita e l’Insediamento rupestre di età medievale di Casalrotto databile tra il XI e il XIV secolo. Procedendo verso Brindisi, incontriamo il Parco Rupestre Lama D’Antico, San Giovanni e San Lorenzo a Fasano. La Cripta di San Biagio a Brindisi custodisce degli affreschi con modelli bizantini, che si mescolano alla cultura figurativa locale e mostrano scene della vita di Cristo e figure di Santi. Anche il Salento è interessato al mondo rupestre: ne sono degli esempi la Cripta di Santa Cristina (o della Madonna delle Grazie) a Carpignano, edificata tra il IX-X secolo, e l’Insediamento rupestre di Macurano ad Alessano, costituito da trentuno cavità utili all’agricoltura e alla raccolta di alimenti per le comunità circostanti.
Eremi di Pulsano
Se sei un appassionato di storia e natura e ti piacciono le escursioni, devi assolutamente visitare gli eremi di Pulsano. Si tratta di abitazioni isolate, un tempo abitate dai monaci eremiti che qui si ritiravano in preghiera, che si trovano poco lontano dall’abbazia medievale di Santa Maria di Pulsano sui monti del Gargano. Per visitarli bisogna percorrere sentieri impervi e arrampicarsi sulle rocce, ma il paesaggio è davvero mozzafiato! In alcuni casi si tratta di grotte, in altri di costruzioni solitarie affacciate su dirupi, a cui si accedeva solo tramite scale o corde. I monaci che li abitavano formavano una comunità ed erano in contatto tra di loro attraverso sentieri e scalinate. All’interno degli eremi sono stati trovati resti di macine, camini, letti, cisterne, a riprova del fatto che gli eremiti cercarono di rendere vivibili questi spazi poco ospitali: in alcuni di essi macinavano il grano, custodivano gli animali o ricavavano infusi e olii dalle erbe aromatiche; alcuni eremi, invece, erano usati per il culto.
Cripta di San Vito Vecchio (Museo Santomasi)
Nel quartiere cosiddetto “delle fornaci”, dove un tempo si concentravano le botteghe di artigiani della terracotta, si trova uno dei luoghi di culto più suggestivi di Gravina: la chiesa di San Vito Vecchio. È nota soprattutto per gli affreschi che ne ricoprivano le pareti e che pare furono realizzati, verso la fine del Duecento, da artisti che lavoravano tra Puglia e Basilicata. Purtroppo, dopo essere stata abbandonata, la chiesa fu utilizzata prima come deposito di rifiuti e poi come cisterna per l’acqua che, col tempo, ha contribuito non poco a rovinare le pitture. Per questo gli affreschi sono stati staccati dalle pareti della cripta, restaurati e poi collocati nel Museo della Fondazione Santomasi di Gravina. Quello che più colpisce il visitatore è senza dubbio l’affresco che ricopriva l’abside della chiesa; raffigura il Cristo Pantocratore, cioè benedicente, che con la mano destra dà la benedizione e con quella sinistra regge un libro aperto su un passo del Vangelo di San Giovanni.
Complesso rupestre Sette Camere (Complesso delle Grotte)
Sai che cos’è una gravina? È un’incisione, profonda fino a 100 m, scavata nella roccia dall’acqua, una specie di canyon. Ebbene, la città di Gravina in Puglia sorge in buona parte sulle sponde di uno di questi crepacci chiamati ‘gravine’ che il torrente Gravina (giuro che non è un gioco di parole!) ha creato scorrendo per millenni in mezzo alla roccia. Si tratta di uno dei paesaggi rupestri più spettacolari di Puglia, ricchissimo di grotte scavate nelle pareti rocciose. Tra queste vi è il famoso complesso rupestre delle Sette Camere o delle Grotte, formato da sette ambienti posti su tre livelli e comunicanti tra di loro attraverso scalini. Molto tempo fa, forse nell’altomedioevo, alcuni uomini scavarono queste grotte nella roccia e le abitarono. Poi, nei secoli successivi, altre genti del posto se ne servirono come ricoveri per gli animali o cisterne. Oggi sono uno dei luoghi più suggestivi della cittadina murgiana, che puoi visitare dopo aver percorso un impervio sentiero.
Parco Rupestre Lama D'Antico, San Giovanni e San Lorenzo
Il parco rupestre di Lama d’Antico si trova alle porte di Fasano, immerso in un paesaggio naturalistico di estrema bellezza, tra distese di ulivi e carrubi, campi di grano e arbusti. Si tratta di uno dei più suggestivi villaggi rupestri dell’area, formatosi in quello che un tempo era il letto di un fiume. Lungo le pareti rocciose dell’antica lama vi sono una serie di grotte scavate dall’uomo e usate come abitazioni. Furono occupate già nell’Età del Bronzo, ma fu soprattutto a partire dal X secolo che vennero intensamente sfruttate. All’interno del parco ci sono ben 3 chiese datate ad età medievale: una detta di Lama d’Antico, tra le più grandi delle chiese rupestri di Puglia; la seconda e la terza sono invece dedicate rispettivamente a San Lorenzo e a San Giovanni. I meravigliosi affreschi con immagini di Santi, vescovi e altri personaggi che in parte ricoprono le pareti fanno rivivere la forte solennità che qui ancora si avverte. Ma oltre a pregare gli abitanti del villaggio dovevano pur lavorare, ragion per cui trasformarono alcune grotte in laboratori per la produzione di olio, farine, miele e anche per il lavaggio e la tinteggiatura delle stoffe.
Villaggio rupestre di Casalrotto (chiesa rupestre di San Nicola)
La cripta di San Nicola si trova a sud-est di Mottola, nel cuore del villaggio rupestre di Casalrotto. La bellezza dei suoi affreschi è tale che alcuni storici dell’arte l’hanno definita la Cappella Sistina della civiltà rupestre dell’Italia Meridionale. Accanto all’ingresso, c’è una nicchia sormontata da un arco; pare che qui vi fosse la tomba di colui che fece realizzare la chiesetta. All’interno lo spazio è diviso in tre navate (corridoi) e lungo le pareti si aprono ben dodici nicchie. I muri interni sono interamente ricoperti da affreschi di grande valore artistico, realizzati tra l’XI e il XIII secolo. I colori appaiono brillanti dopo il restauro eseguito diversi anni fa. Rappresentano figure di Santi, come San Giorgio e San Michele Arcangelo, e poi la Vergine con Bambino, il Cristo benedicente e altri personaggi biblici. In questo luogo di preghiera così suggestivo si riunivano un tempo i fedeli del posto, ma anche i pellegrini in viaggio verso Taranto o Brindisi, da cui poi si imbarcavano diretti in Terra Santa.
Chiesa rupestre di San Leonardo
La chiesa di San Leonardo si trova a nord di Massafra, in un’area un tempo ricca di grotte oggi non più visibili. Si tratta di una chiesa ipogeica, cioè scavata al di sotto del piano di calpestio direttamente nel banco roccioso: per accedervi, infatti, bisogna percorrere un dromos, cioè un corridoio in discesa. È composta da un unico ambiente orientato in senso est-ovest e con la volta in parte crollata; al centro vi è un unico grande pilastro a sorreggerla. Come molte chiese bizantine, la navata, ossia lo spazio riservato ai fedeli, è diviso dal bema, ovvero dallo spazio riservato ai sacerdoti, per mezzo di una parete divisoria affrescata, detta iconostasi. Venne realizzata intorno al X secolo, mentre gli affreschi che tuttora ricoprono le pareti si datano tra il Duecento e il Trecento. Vi sono raffigurati il Cristo mentre benedice al centro tra la Vergine Maria e San Giovanni Battista, ma anche altre figure di Santi come San Paolo Eremita, con la barba lunga, San Antonio Abate, i Santi Cosma e Damiano.
Cripta di San Biagio
La chiesa di San Biagio, tra San Vito dei Normanni e Brindisi, si trova al centro di un insediamento monastico scavato nella roccia, che fu occupato da una comunità di monaci a partire dal 1100 circa. È dedicata a San Biagio perché pare che un tempo questo Santo fosse molto amato dai contadini, che a lui si rivolgevano per curare i propri mali. Alla chiesa si accedeva attraverso due ingressi; l’uno era riservato ai sacerdoti e immetteva nel presbiterio, la zona della cripta con l’altare, l’altro era invece per i fedeli. All’interno la chiesa ha una forma rettangolare ed è lunga più di 12 metri. Ma la cosa più sorprendente è che le pareti e la volta sono quasi interamente rivestite da affreschi. In un’iscrizione in greco è scritto che fu l’igumeno Benedetto, cioè il capo dei monaci, ad affidarne l’esecuzione ad un certo Martino, mentre l’architetto della chiesa si chiamava Daniele. Gli affreschi raffigurano Santi, alcuni episodi della vita di Cristo, come la Natività, e altre storie bibliche.
Cripta di santa Cristina (o della Madonna delle Grazie)
La Cripta di Santa Cristina o chiesa della Madonna delle Grazie, a Carpignano Salentino, conserva uno dei più antichi cicli pittorici della Puglia. Fu scavata nella roccia più di 1000 anni fa! È un grande ambiente quadrato diviso in due navate (corridoi), con pilastri che sorreggono la volta. Se ti guardi attorno vedrai affreschi ovunque e la cosa sorprendente è che grazie alle iscrizioni presenti, conosciamo i nomi dei tre principali artisti che ne furono autori: Teofilatto, Eustazio e Costantino. Il primo eseguì il suo affresco nel 959 d.C.; tra le figure rappresentate c’è Cristo che benedice con la mano destra e con quella sinistra regge un Vangelo. Eustazio invece dipinse una scena insolita e tenera: la Madonna bambina in braccio a Sant’Anna. Costantino, infine, raffigurò alcuni Santi. In una delle pareti della cripta c’è una tomba con una dedica in greco: il testo riferisce di un padre che chiede a San Nicola, Santa Cristina e alla Vergine Maria di accogliere suo figlio, morto prima del battesimo, in Paradiso.
Insediamento rupestre di Torre Pinta (Valle delle Memorie)
A sud di Otranto, nel bel mezzo di una valle ricca di testimonianze storiche, non a caso chiamata Valle delle Memorie, sorge l’insediamento rupestre di Torre Pinta. Pensa che vi sono più di 40 grotte scavate lungo i fianchi rocciosi della valle! Sono tutte diverse l’una dall’altra e anche se è probabile che esistessero già in età tardoromana, fu soprattutto in età medievale che vennero utilizzate come abitazioni e magazzini. Tra tutte le grotte, ce ne sono due più importanti delle altre. La prima è la cripta di San Nicola, una chiesa a tre navate usata in età antica come cappella e poi come stalla; l’altra, invece, è un ipogeo: una struttura a forma di croce, scavata nella roccia, al di sopra della quale venne successivamente innalzata una torre. Si entra attraverso un corridoio lungo più di 30 m che conduce nell’ambiente centrale, sormontato dalla torre e con le pareti interamente ricoperte da piccole nicchie. Sai a cosa servivano? È probabile ospitassero piccioni che in questa torre colombaia venivano allevati.
Villaggio rupestre di Macurano
L’insediamento rupestre di Macurano si trova lungo la strada che collega Alessano con Marina di Novaglie, sul litorale salentino. Si tratta di un vero e proprio villaggio scavato nella roccia, composto da abitazioni, stalle per gli animali con abbeveratoi, pozzi, frantoi, tombe, strade. In parte è stato distrutto dalle attività di estrazione della pietra di una vicina cava, ma sono ben 31 le cavità ancora oggi visibili. Gli studiosi fanno risalire le sue origini all’età medievale, quando alcune comunità scelsero di trasferirsi all’interno delle grotte e di vivere dei prodotti della terra. L’agricoltura era un’attività oltretutto favorita dalla grande disponibilità di acque, che scorrevano dalla vicina collina di Montesardo e che venivano convogliate in canali e di qui in apposite cisterne. Nei secoli successivi altre genti abitarono queste grotte, che vennero abbandonate nel Trecento e poi nuovamente occupate nel Cinquecento, quando nelle vicinanze venne costruita la Masseria Santa Lucia.