Paesaggi rurali
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Questo itinerario attraversa il territorio pugliese alla scoperta dei Paesaggi rurali. Partendo dal Gargano, le masserie documentano le principali attività agricole e di allevamento che si tenevano in questi edifici fortificati, come la Masseria Palmieri a San Nicandro, la Posta di Torre Bianca e la Masseria Castiglione a Lucera. A Bari, visitiamo la Masseria Jesce di Altamura, antica azienda agricola in prossimità della via Appia, risalente al XVI secolo. L’importanza dell’allevamento e della transumanza è testimoniata dal grande Jazzo della Masseria Pantano a Gravina di Puglia. Per le attività agricole raggiungiamo la Masseria Lamafico di Polignano. Nell’agro di Monopoli, veniamo alla Masseria Spina Grande, un complesso munito di torre difensiva del XVI secolo, e alla Masseria La Cavallerizza, luogo di riferimento per l’allevamento equino già ai tempi della dominazione veneziana (XV-XVI sec.). Nell’entroterra incontriamo il complesso della Masseria Badessa, costruito in pietra e composto dall’edificio padronale, dai caratteristici trulli e da un’ampia aia. Il nostro viaggio termina nell’estremo Sud della Puglia, in cui troviamo i Frantoi ipogei di Palazzo Granafei a Sternatia che attestano l’importanza della produzione olearia e la Masseria Gelsorizzo, di Acquarica del Capo, massima espressione di casale fortificato con torre medievale.
Masseria Palmieri
La masseria Palmieri si trova sul versante nord-ovest del Monte D’Elio, nel territorio di San Nicandro Garganico. Oggi è una struttura fatiscente, con i muri scrostati e il tetto quasi del tutto crollato, ma un tempo era una delle più imponenti tenute agricole della zona. L’edificio principale fu costruito agli inizi del Seicento; ha la forma di un rettangolo con quattro torri agli angoli che ne assicuravano la difesa e dall’alto delle quali era possibile vigilare sulle terre circostanti. Si sviluppa su tre piani e comprendeva oltre la dimora del proprietario anche stalle, depositi per le riserve alimentari e il grano, cisterne per l’acqua e la colombaia. A est dell’edificio si trovavano invece gli agrumeti, l’orto, gli alloggi dei contadini e una chiesa consacrata a San Giuseppe. Si tratta di una piccola aula a pianta rettangolare, priva di decorazioni e con le pareti disadorne. Oggi è ormai abbandonata, ma fino a qualche decennio fa c’erano ancora fedeli che qui si riunivano per la messa domenicale.
Masseria Castiglione
Una delle più importanti masserie del territorio di Capitanata è la masseria Castiglione, che si trova a pochi chilometri da Foggia. Fu costruita nel Cinquecento quando ne era proprietaria la famiglia Seripando, ma successivamente se ne appropriarono i principi Muscettola di Leporano. L’edificio ha una forma rettangolare, è articolato su ben quattro piani ed è dotato di torrette angolari; insomma, ha l’aspetto di un piccolo castello. I piani superiori erano riservati alla famiglia del proprietario della tenuta agricola, mentre al pian terreno, disposti attorno ad un atrio, vi erano gli appartamenti dei contadini, le stalle, i depositi. Il tetto aveva un’inclinazione tale da consentire la raccolta dell’acqua piovana in una grande cisterna. Questa masseria costituiva in passato uno dei principali centri di produzione di tutto il nord della Puglia di grano e cereali. Pare addirittura che al suo interno vi fossero anche delle fosse granarie, un forno, un mulino e una panetteria. Chissà che profumini!
Posta di Torre Bianca
A guardarla da lontano, con i muri quasi completamente rivestiti da foglie d’edera tra cui si intravede il rosso dei mattoni, sembra un posto incantato, abitato da folletti e altre creature del bosco. In realtà si tratta di un’antica masseria posta nel bel mezzo del Tavoliere delle Puglie, poco distante da Lucera. Quella che oggi è una sala per ricevimenti, un tempo era una delle principali tenute agricole del territorio di Capitanata, destinata soprattutto all’allevamento delle pecore. L’azienda agricola, di proprietà della famiglia Baroni, era composta da numerosi ambienti, come stalle, magazzini, locali per la preparazione del formaggio, alloggi per pastori. Il nucleo più importante era il palazzo del signore, posto in posizione dominante rispetto al resto del complesso massariale. L’edificio, costruito in pietre e mattoni, presenta ai lati della facciata principale due torrette, che hanno la forma di due calici. Come molte altre masserie, anche questa disponeva di una piccola cappella.
Mulino sul Cervaro di Bovino
Bovino, uno dei borghi più belli d’Italia, è conosciuto oltre che per le sue ricchezze storico-artistiche, anche perché conserva l’unico mulino ad acqua ancora funzionante in Puglia. Il mulino, che si trova sulla sponda destra del torrente Cervaro, fu costruito nel 1600 e nei documenti dell’epoca è citato come “Lo Moleno d’acqua del Ponte”. Come funziona? L’acqua del torrente viene raccolta in un serbatoio e di qui passa ad azionare una grande ruota che macina il grano. Anticamente apparteneva ai vescovi di Bovino, poi passò nelle mani di un notaio che nel 1916 lo vendette alla famiglia Grasso, che ne detiene ancora oggi la proprietà: il mulino, che è stato recentemente recuperato e restaurato, è stato trasformato in un piccolo museo dove non solo è possibile vedere gli attrezzi e le macchine un tempo adoperati, ma anche assistere al processo di macinazione del grano e di produzione delle farine secondo tecniche antiche che si trasmettono di generazione in generazione.
Jazzo Pantano (Masseria Pantano)
Sono tantissime le masserie disseminate nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia e alcune di esse meritano davvero di essere visitate, per riscoprire le tradizioni agricole della nostra terra. Tra queste vi è la Masseria Pantano. Fu costruita nell’Ottocento e come molte altre masserie è in parte fortificata, grazie alla presenza di mura perimetrali e di torrette da cui era possibile avvistare l’arrivo di briganti e soldati. Al primo piano viveva il proprietario della tenuta agricola e la sua famiglia, mentre al piano terra vi erano le stalle, i depositi, gli alloggi per i contadini e anche una cappella. Poco lontano dalla masseria, vicino ad un bosco, c’è uno jazzo, ovvero un grande recinto dove i pastori mettevano al riparo le pecore di notte durante la transumanza, cioè le migrazioni stagionali delle greggi. Come tutti gli jazzi è costruito in pendenza, per consentire il deflusso delle acque e dei liquami. Ci sono anche dei piccoli ambienti destinati ai pastori e alla lavorazione del latte.
Masseria Lamafico (Polignano)
La masseria Lamafico si trova a pochi chilometri da Polignano a Mare, nel bel mezzo di una lama (antico letto di fiume) oggi ricoperta da boschi di querce e macchia mediterranea. Fu costruita tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento da Francesco Antonio De Luca, discendente di una delle famiglie più ricche di Polignano. La masseria ha una forma quadrangolare ed è circondata da un recinto fortificato dotato di feritoie, di un camminamento di ronda e di una torretta all’angolo nord-ovest. Una vera e propria struttura fortificata! L’ingresso principale è sormontato da un campanile a vela di colore rosso, che contrasta con il bianco dei muri di recinzione. Varcato l’arco ci si ritrova in un cortile occupato in parte dallo scalone che conduce al secondo piano della casa padronale. La masseria era circondata da stalle e depositi e naturalmente da giardini, agrumeti, uliveti. Come molte altre masserie, anche questa aveva una piccola cappella riservata agli abitanti della tenuta.
Masseria Spina Grande
Poco lontano dal mare, nelle campagne attorno a Monopoli, sorge la Masseria Spina Grande. La riconosci dal colore rosso dei muri che spicca in mezzo al verde degli uliveti. È detta ‘Grande’ per distinguerla da Masseria Spina Piccola, una masseria con fortificazioni che si trova poco distante. Originariamente Masseria Spina Grande era un palazzo fortificato a pianta quadrata e alto tre piani; nel corso dei secoli ha poi subito una serie di modifiche che l’hanno trasformato in una masseria residenziale. Le famiglie che vi hanno abitato sono diverse, fino alla famiglia Meo-Evoli che ne è proprietaria dal 1890. Al pianterreno si trovavano gli ambienti di servizio, al primo piano l’appartamento del colono, cioè di colui che gestiva i terreni, e al terzo piano la residenza del signore. Accanto al loggiato, dotato di uno scalone monumentale, c’è una piccola chiesa costruita nel Settecento. La masseria comprende anche un frantoio ipogeo, rimasto in funzione fino a trentacinque anni fa.
Masseria Losciale (Monopoli)
Il territorio che circonda la città di Monopoli è ricchissimo di masserie. Si trovano ovunque: lungo il litorale, in mezzo agli uliveti, sulla sommità di lievi alture. Un tempo erano abitate da facoltose famiglie proprietarie di terre che, attraverso l’imponenza delle loro residenze rurali fortificate, volevano esprimere il loro potere. Tra di esse, lungo la strada che porta a Capitolo, vi è la masseria Losciale, il cui nome pare derivi da “sciale”, le sorgenti di acqua fredda di cui questa zona era assai ricca in passato. Il primo nucleo della masseria, un edificio a forma di torre, fu costruito intorno al Seicento. In seguito furono innalzati altre costruzioni a tre piani abitate dal padrone della masseria e dalla sua famiglia. L’intero complesso comprendeva molti altri ambienti, come le case dei contadini, le stalle, i magazzini, le cantine, una chiesa e un edificio di culto sotterraneo, e ancora le numerose cisterne che raccoglievano l’acqua usata per irrigare gli uliveti, gli orti e gli agrumeti.
Masseria Lamalunga (Monopoli)
Masseria Lamalunga si trova lungo la strada tra Monopoli e Fasano, immersa tra uliveti, orti e un piccolo agrumeto. Venne costruita nel Quattrocento al di sopra di grotte che i pastori utilizzavano come rifugi o case. Due sono state le principali famiglie proprietarie: i Manfredi, originari di Taranto, e i Ghezzi. Attualmente la masseria è di proprietà della famiglia Capitanio. È composta da un edificio che assomiglia ad una torre, con caditoie e merlatura superiore, e da un’altra struttura annessa. Qui, all’interno di stanze riccamente decorate, abitava il signore con la sua famiglia. Al centro del complesso c’è uno spazio simile ad un cortile con un pozzo di grandi dimensioni; attorno si dispongono ambienti vari utilizzati come stalle, depositi per le carrozze e per altre esigenze. La masseria era dotata anche di due frantoi e di una piccola chiesetta dove gli abitanti della struttura si riunivano in preghiera.
Masseria La Cavallerizza (Monopoli)
Tra Monopoli ed Alberobello, lungo il pendio di una delle basse colline murgesi, sorge Masseria Cavallerizza. A che cosa ti fa pensare il suo nome? Giusto, ai cavalli! In questa masseria, infatti, costruita per volere del re Alfonso d’Aragona tra il 1495 e il 1530, si allevavano i cavalli per la Repubblica di Venezia. Fu proprio qui, tra queste mura dipinte di bianco, che nacque il morello pugliese, una razza derivata dall’incrocio tra cavalli arabi ed esemplari locali. Dagli alberi presenti nei campi attorno si ricavava inoltre il legname utilizzato per costruire le navi veneziane e anche il salnitro, una sostanza da cui si otteneva la polvere da sparo. La masseria è sprovvista di torri difensive, ma ha ampi terrazzi da cui si poteva scrutare il paesaggio attorno. Intorno alla metà dell’Ottocento la masseria fu acquistata da Pietro Rotolo e Marcantonio Sgobba e fu proprio un sacerdote della famiglia Sgobba a far costruire qui una chiesetta decorata con affreschi.
Masseria Badessa (Alberobello)
Il paesaggio in mezzo al quale sorge Masseria Badessa è uno dei più suggestivi e belli di Puglia: un’ampia distesa verde punteggiata di trulli alle porte di Alberobello. La masseria, costruita interamente nella pietra bianca tipica di questa zona, si compone di diverse parti: l’edificio padronale principale a due piani, un gruppo di cinque trulli utilizzati come stalle e magazzini e poi una serie di ambienti con la funzione di depositi. Tutt’attorno si erge un muro di cinta costruito con la tecnica della pietra a secco, cioè senza l’uso di calce o malta. La masseria ha mantenuto la vocazione agricola e zootecnica antica e tuttora qui si allevano oche e galline, che scorrazzano indisturbate nel cortile, ma anche vitelli, maiali, cinghiali e asini. E proprio dalle asine è ricavato il famoso latte d’asina noto per le sue proprietà nutrizionali che lo rendono particolarmente indicato per i bambini, perché genuino come il latte materno.
Masseria Tagliente (Martina Franca)
Se vuoi visitare una tipica masseria pugliese e riscoprire le atmosfere bucoliche e le tradizioni contadine del passato, allora Masseria Tagliente è il posto giusto dove andare. Si trova in Valle d’Itria, sulle Murge, nel bel mezzo di boschi di querce e macchia mediterranea. Fu costruita nel 1849 e tuttora la sua funzione è quella di residenza estiva degli attuali proprietari e di azienda agricola e zootecnica. Pensa che al suo interno l’arredamento è ancora quello originario e non c’è nessun camino, proprio perché abitata solo nella bella stagione. Tutt’attorno è circondata da trulli, alcuni adibiti come alloggi altri come stalle o fienili. Nella masseria si allevano vacche podoliche, cavalli, pecore e non di rado capita, quando si visita la masseria, di vedere questi animali che pascolano nei terreni attorno o nei boschi vicini. La cappella attigua alla masseria è conosciuta soprattutto perché conserva un’acquasantiera in terracotta policroma e diversi dipinti di artisti locali.
Frantoio ipogei di Palazzo Granafei a Sternatia
Sotto il manto stradale del piccolo comune di Sternatia, in provincia di Lecce, si nasconde una fitta rete di cunicoli, gallerie e ambienti che un tempo venivano usati per la lavorazione dell’olio di oliva, il prodotto principale dell’agricoltura locale. Pensa che in passato Sternatia poteva contare su ben diciannove frantoi ipogei! Quello oggi meglio conservato è il cosiddetto frantoio ipogeo Granafei, che prende il nome dalla famiglia che ne era proprietaria. Dopo aver disceso una scala coperta da una volta a botte, ci si ritrova in un ambiente, illuminato da un lucernario che si apre nella volta, con al centro le macine in pietra che i contadini utilizzavano per la spremitura delle olive. Successivamente la pasta di olive spremute veniva riversata in grandi vasche e da qui il nachiro, cioè il responsabile del frantoio, la prelevava con una grande pala. Il frantoio, oggi così silenzioso e vuoto, un tempo pullulava di voci e rumori ed era saturo dell’odore pungente dell’olio appena macinato.
Masseria Gelsorizzo di Acquarica del Capo
La torre centrale può trarre in inganno e far pensare che si tratti di un piccolo castello. In realtà si tratta di una masseria: Masseria Gelsorizzo o Celsorizzo, che si trova a poco più di 1 km da Acquarica del Capo, nel Salento. Fu proprio la torre il primo edificio ad essere edificato, tra il Quattrocento e Cinquecento, a cui si aggiunse nel 1550 la torre colombaia, così chiamata perché veniva usata per l’allevamento dei colombi. Della data siamo certi perché è riportata in un’iscrizione in cui si dice che fu un certo Fabrizio Guarino a farla costruire per sé e i suoi amici che amavano la caccia. In seguito furono costruiti altri ambienti attorno alle due torri e almeno fino agli inizi del Seicento l’intero complesso venne usato come masseria fortificata. Ai piedi della torre c’è una chiesetta, la più antica di Acquarica, dell’XI secolo. All’interno ci sono affreschi che raffigurano diversi Santi e Cristo Pantocratore, cioè seduto in trono che benedice con le tre dita della mano destra.