Salento Megalitico
Indietro Salento Megalitico
Questo itinerario ci porta sulle tracce delle antiche civiltà preistoriche, tra Dolmen e Menhir, in un viaggio affascinante nel Salento Megalitico. Il primo megalite che incontriamo è il Menhir in località Pietragrossa a Novoli, in origine con tutta probabilità di dimensioni maggiori. Il significato di questi massi eretti in verticale rimane un enigma: sembra che i Menhir fossero degli osservatori astronomici per i culti religiosi o, per altri, dei monumenti legati al culto della fertilità. Il Museo Sigismondo Castromediano custodisce numerosi reperti neolitici, alcuni provenienti dalla Grotta della Trinità di Ruffano. Muovendoci verso l’entroterra incontriamo altri due Menhir: il Menhir di Sant’Anna e il Menhir della stazione, alto più di quattro metri. I Dolmen sono un’altra testimonianza della cultura megalitica, riferibile al culto dei morti. Nelle vicinanze troviamo “Giardino megalitico”, la più grande concentrazione di questi monumenti. L’ultima tappa del nostro percorso è Gagliano del Capo in cui possiamo ammirare il Menhir di Arigliano e quello di Santo Spirito.
Menhir Pietragrossa
Il nome fa pensare ad un monolite di grosse dimensioni, in realtà si tratta di un blocco di pietra calcarea consumata dal tempo e dagli angoli smussati, alto 1 metro o poco più. Le superfici sono tutte porose e bucherellate. Sto parlando del cosiddetto Menhir Pietragrossa, l’unico rimasto nel territorio di Novoli e molto probabilmente un tempo uno dei più importanti della Terra d’Otranto. Fu scoperto intorno al 1948 da Giuseppe Palumbo, uno storico locale, e già in quegli anni pare non fosse perfettamente integro. Si trova in un campo lungo la strada che conduce a Campi Salentina, adagiato accanto ad un muretto a secco e con sullo sfondo alberi di fichidindia. Chissà come doveva apparire migliaia di anni fa!
Museo Castromediano di Lecce
Lo sai che a Lecce si trova il più antico museo di Apulia? Si tratta del Museo Provinciale Sigismondo Castromediano, che prende il nome da colui che lo fondò nel 1868: il duca di Cavallino, un uomo con una grande passione per le arti, la letteratura e l’archeologia. La ricchezza delle collezioni di questo museo è davvero unica e consente di ripercorrere la storia del territorio salentino dalla Preistoria ai giorni nostri. Puoi così scoprire come vivevano gli uomini nelle grotte e quali strumenti adoperavano, oppure ammirare i vasi a figure nere e rosse ritrovati nei siti archeologici delle antiche città messapiche, come Rudiae, o ancora esplorare la vita quotidiana in età romana attraverso i numerosi reperti esposti. Il museo comprende anche una pinacoteca, dove si conservano quadri e altri oggetti d’arte, come vasi, bronzi, argenti. Infine, c’è un padiglione interamente dedicato a Tito Schipa, un tenore leccese vissuto tra Ottocento e Novecento e conosciuto per il suo talento in tutto il mondo.
Menhir di Zollino (detto Menhir della stazione)
Il menhir della stazione si trova in corrispondenza di un incrocio di strade tra i centri salentini di Sternatia, Zollino, Soleto e Corigliano d’Otranto. È facile intuire che si chiama così perché si trova poco lontano dalla stazione ferroviaria di Zollino. È alto più di 4 metri e se guardi bene la faccia a vista, noterai che c’è una croce incisa. Come mai? Anche se la costruzione di questi menhir risale ad epoca preistorica, nei secoli successivi in molti casi questi monumenti in pietra furono riutilizzati come simboli cristiani. Nel piccolo incavo visibile ad una certa altezza, si dice che un tempo venisse collocata una torcia, per illuminare il cammino di quanti passavano di qui.
Menhir di Sant'Anna
Il Menhir di Sant’Anna a Zollino, nel Salento, prende il nome dalla vicina chiesa. Si trova lungo la strada che conduce a largo “Lumardu”, un piccolo spiazzo da cui anticamente partivano una serie di strade di campagna. È stato rinvenuto alla fine del XIX secolo; oggi è collocato all’interno di un cortile con il pavimento in pietra, in mezzo a due abitazioni. È alto 3 metri e sulle superfici in pietra leccese sono graffite delle croci. C’è un’antica leggenda legata a questo menhir, secondo la quale venne innalzato in età preistorica al di sopra della tomba di un potente capo tribù della zona.
Dolmen Grotta
Una notevole concentrazione di dolmen si registra nel territorio che circonda il Comune di Maglie, nel Salento. Tra quelli tuttora in piedi e ancora visibili, vi è il cosiddetto dolmen Grotta, che si trova all’interno di un terreno privato, completamente immerso nel verde e in parte ricoperto da vegetazione spontanea. La cosa abbastanza strana di questo dolmen è la sua altezza, appena 70 cm dal livello del terreno. Forse è anche per questo che è stato ribattezzato “Grotta”. Come abbiano fatto in epoca preistorica a collocarvi dentro i corpi dei defunti, è difficile immaginarlo. È costituito da tre pilastri che sorreggono una grande lastra di forma trapezoidale. Non è ben chiaro se l’ingresso fosse a Ovest o a Nord-Ovest.
Menhir cd. Croce o Crucemozza
Uno dei più importanti e anche meglio conservati tra tutti i menhir (e non sono pochi) che si trovano nel Salento è quello cosiddetto “Croce” o “Crucemozza”, nel territorio di Maglie, rinvenuto alla fine del XIX secolo. È alto più di 4 metri e sulle sue superfici sono incise diverse croci. La presenza di elementi come la croce sta ad indicare che molti secoli dopo la loro costruzione questi monumenti in pietra preistorici furono utilizzati come simboli religiosi. Nella sua lunga storia questo menhir è stato demolito e poi rimesso al suo posto in un secondo momento; oggi lo puoi vedere collocato alla fine di un muretto a secco, senza l’originaria lastra di pietra sulla sommità.
Menhir 2 in via San Vincenzo, 1
Giurdignano è un piccolo centro abitato in provincia di Lecce. È conosciuto come il giardino megalitico d’Italia, perché detiene una delle più alte concentrazioni di menhir e dolmen, segno che sin da epoca antichissima ci sono stati gruppi umani che qui si sono insediati. In via San Vincenzo, in particolare, ci sono diversi menhir; due di questi, chiamati menhir 1 e menhir 2, sono collocati un di fronte l’altro nel cortile di un’abitazione privata, ai lati del cancelletto d’ingresso. Addirittura sulla faccia a vista del menhir 1 c’è un campanello! Hanno più o meno la stessa altezza, poco più di un metro e mezzo, e le superfici sono abbastanza deteriorate. Il fatto di essere esposti a vento, pioggia, freddo da chissà quanti secoli ha fatto sì che si creassero delle piccole cavità sulla pietra, segno evidente dell’usura scavata dal tempo. Piacerebbe anche a te avere un menhir davanti casa tua, vero?
Dolmen Orfine (età protostorica)
Il paese di Giurdignano, in Salento, è uno dei siti italiani con la più alta concentrazione di dolmen e menhir. Molti lo chiamano il “giardino megalitico” d’Italia! I tanti monumenti in pietra di età preistorica si trovano agli angoli delle strade, nelle piazzette e nelle campagne attorno. Se ti piace questo tipo di strutture megalitiche, devi assolutamente visitare Giurdignano. Anzi, potresti provare a fare dei disegni di dolmen e menhir e poi metterli a confronto. In molti casi sono proprio gli schizzi eseguiti da storici del passato che ci aiutano a capire com’erano fatti, come nel caso del dolmen di Orfine. In un vecchio disegno del 1893 si vedono due grandi lastroni di copertura, che dovevano essere lunghi più di 2 metri, sorretti da sette piedritti. Oggi la copertura è in parte crollata e dei lastroni che la sostenevano solo alcuni sono ancora in piedi, altri non ci sono più o sono nascosti tra rovi e cespugli.
Menhir San Vincenzo
Tra tutti i menhir che puoi trovare a Giurdignano, nel Salento, quello più alto è il cosiddetto Menhir San Vincenzo. Pensa che si eleva fino a ben 3 metri e mezzo di altezza! Si trova nel bel mezzo di una della piazzetta del centro abitato, poco lontano dalla cripta del San Salvatore. Una specie di albero di pietra! Sorge al di sopra di una base rocciosa, è leggermente più largo in basso ed anche un po’ inclinato. Le sue superfici sono erose e in parte danneggiate, tanto che alla sommità sono state sistemate delle fasce di ferro per evitare che la pietra possa del tutto sgretolarsi. Chissà da quanto tempo è lì e per quanto ancora lo sarà, quanta vita gli è passata davanti, quante epoche ha vissuto!
Menhir Madonna di Costantinopoli
Poco distante dalla cappella di Santa Maria di Costantinopoli a Giurdignano, sorge l’omonimo menhir. È alto 3 metri, leggermente inclinato verso Nord e con le facce a vista ricoperte da incrostazioni e tracce di intonaco. Un piccolo parallelepipedo sulla sommità sta ad indicare che molto probabilmente lì c’era una croce. Devi sapere, infatti, che anche se questi monumenti di pietra si datano ad epoca preistorica, molti secoli dopo, quando si diffuse un po’ ovunque la religione cristiana, vennero utilizzati per sorreggere delle croci oppure ci fu chi incise delle croci e altri simboli cristiani sulle superfici. Insomma, anche i monumenti a volte possono essere riciclati e adoperati diversamente.
Dolmen Grassi
Uno o due? Questo è il dilemma! Sto parlando del Dolmen Grassi, una struttura megalitica che si trova alle porte del piccolo Comune di Giurdignano, nel Salento. C’è chi pensa tra gli studiosi che si tratti in realtà di due piccoli dolmen posti l’uno di fronte all’altro, ad una distanza di circa 140 cm l’uno dall’altro. Altri invece sono convinti che si tratti di un unico grande dolmen, in buona parte crollato su sé stesso, e che lo spazio centrale fosse un tempo coperto da una sorta di cupola. Chi sostiene quest’ultima ipotesi ipotizza che originariamente il dolmen poggiasse su tredici pietre verticali e che la copertura fosse lunga più di cinque metri e larga poco più di uno. Tutt’attorno puoi vedere solo ulivi e muretti a secco, un paesaggio suggestivo e capace di trasportarti con l’immaginazione indietro nel tempo, fino all’epoca in cui alcuni nostri avi pazientemente assemblarono queste pietre una sull’altra e diedero forma al dolmen che oggi puoi vedere.
Menhir del Ninfeo
Sai che cos’è un menhir? Si tratta di una pietra a forma di parallelepipedo, lunga più che larga, infissa verticalmente nel terreno. Questi monumenti ancestrali erano molto diffusi in epoca neolitica; forse venivano utilizzati come segnatoli di sepolture o luoghi di culto o come rappresentazioni stilizzate di divinità. In Puglia, e in particolare in Salento, ci sono numerosi menhir, più di settanta. Quello cosiddetto del “Ninfeo” si trova all’ingresso dell’omonima masseria poco fuori l’abitato di Felliste, una frazione del Comune di Alliste. Probabilmente la sua collocazione originaria era un’altra, poi, non si sa bene quando né da chi, è stato spostato dove attualmente si trova. È alto poco più di 1 metro, è conficcato in una base rocciosa e tutt’attorno ci sono delle pietre che disegnano un cerchio. È in calcare e sulla parte superiore sono presenti dei solchi, mentre sulla faccia rivolta verso Ovest è inciso il numero 30.
Menhir di Arigliano
Ad Arigliano, una piccola frazione di Gagliano del Capo, nel Salento, ci sono ben due menhir. Uno di questi è detto “della croce” perché sulle facce est ed ovest del monolite si vedono delle croci graffite. Probabilmente furono tracciate sulla pietra da qualche devoto fedele, che con questo suo gesto voleva forse imprimere il segno della religione cristiana su un monumento più antico legato a culti pagani. Il menhir, alto circa un metro e mezzo, attualmente si trova al centro di un piccolo recinto costruito con blocchi di carparo. Più volte è stato abbattuto e danneggiato; addirittura diversi anni fa un camion lo prese accidentalmente in pieno e poco ci mancò che lo distruggesse del tutto. Ma un cittadino del posto raccolse i blocchi smembrati e li custodì, fino a quando il menhir non venne restaurato e ricollocato al suo posto.
Menhir Spirito Santo
Il secondo menhir che si trova ad Arigliano (frazione di Gagliano del Capo, nel Salento), oltre a quello detto “della croce”, è quello denominato “dello Spirito Santo”, perché si trova accanto all’omonima cappella. Il menhir è collocato alla fine di un muretto a secco che termina proprio in prossimità di uno dei muri della cappella. È alto poco meno di due metri; non ha incisioni o segni particolari ma sulla sommità c’è una piccola pietra di forma rettangolare scolpita sulla faccia superiore del monolite. Forse si tratta della base di una croce.